3/8/2021

Il Diario di Carlotta Gilli

Verso un nuovo grande sogno.

Verso un nuovo grande sogno.
Foto CIP fornita dall’atleta.

È stata un’esperienza che non dimenticherò mai. Completamente diversa da tutte quelle che avevo vissuto fino ad oggi, diversa da come me l’aspettavo. Tutto il contorno, dall’arrivo a Sendai, il trasferimento a Tokyo, il Villaggio Olimpico, le gare, i podi, i compagni di squadra. È stato qualcosa di speciale, di unico.

La stanchezza sta prepotentemente iniziando a prendere il posto dell’adrenalina accumulata in questi giorni, che piano piano inizia a scendere dandomi spazio per provare a fermarmi e realizzare cosa ho combinato. Mai come ora ho sognato di essere in vacanza!

Sono in Italia da pochi giorni e sto cercando di districarmi tra le mille richieste di interviste, di partecipazione a programmi televisivi, ad eventi a distanza, ad eventi in presenza, sto cercando di fare il possibile per portare il mio messaggio ovunque riesca, ma con enorme dispiacere ho dovuto rinunciare a diverse trasferte e inviti, confesso di non riuscire a fare tutto, dopo questa enorme impresa non ce la faccio fisicamente. Continuo ad essere invasa di messaggi su ogni canale, sentire il calore di così tante persone mi riempie!

Toyko2020 era il mio principale sogno nel cassetto, e adesso che l’ho realizzato incamerando dentro di me tutte le emozioni e la forza che mi ha donato, inizio un nuovo viaggio per raggiungere un altro grande sogno: essere la prima atleta paralimpica effettivamente arruolata nel gruppo della Polizia di Stato. Attualmente sono nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro, ma ora che è passata la legge che consente a noi atleti paralimpici di arruolarci, sono impaziente di sapere quando apriranno i concorsi per partecipare, nella speranza di diventare una vera e propria poliziotta per potermi mettere al servizio di tutti gli italiani anche in questa veste.

Continuerò ad essere molto attiva nella sfera sociale, non sono queste medaglie e le continue trasferte che mi fermeranno, per me è una missione a tutti gli effetti. Tra qualche giorno insieme alla Croce Rossa Italiana andrò a consegnare alle famiglie più bisognose dei pacchi contenenti prodotti P&G per la cura della casa e della persona, donati proprio da Procter&Gamble Italia.

Il messaggio che voglio lasciarvi, concludendo questa ultima pagina del mio diario, va ben oltre lo sport: non bisogna arrendersi mai, anzi bisogna impegnarsi per trovare sempre il modo di superare l’ostacolo che rema contro la possibilità di raggiungere i propri sogni.
Mi impegnerò a veicolarlo con forza, in qualità di Ambasciatrice Telthon e di Procter&Gambe Italia, che ringrazio per avermi dato la possibilità di essere il volto della campagna “La tua bontà è la tua grandezza” per i Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo2020.

Spero davvero che condividere con tutti voi la mia storia e questa meravigliosa, indimenticabile esperienza olimpica sia per molti fonte di ispirazione e di motivazione.

Carlotta

Dietro le quinte di 5 medaglie

Dietro le quinte di 5 medaglie

Sono stati giorni meravigliosi, non potevo sperare che la mia prima esperienza a cinque cerchi andasse meglio! Sono stati giorni intensi, in continuo movimento, le emozioni che si susseguono prima di entrare in vasca per disputare una batteria, così come una finale, si rincorrevano velocemente. L’una prendeva il posto dell’altra. Attimi velocissimi percepiti lentamente, attimi lenti percepiti con una velocità incredibile.

Ogni giornata di gara iniziava naturalmente in piscina. Entravo in acqua e cominciavo a seguire fedelmente il riscaldamento studiato dal mio allenatore. Nuotavo e apportavo correzioni, nuotavo e apportavo altre correzioni. Il tempo di uscire dall’acqua per andare ad indossare il costume da gara e tutta quella concentrazione dedicata al riscaldamento iniziava a pesare, dovevo staccare e svagarmi affinché l’agitazione non prendesse il sopravvento. Lo facevo ritagliandomi qualche momento in più prima di entrare in camera di chiamata, chiacchierando e scherzando con i compagni della Nazionale.

Il momento in cui ho varcato la soglia della camera di chiamata, ogni volta circa 20 minuti prima della gara, è sempre stato particolarmente emozionante. Sono i 20 minuti più lunghi di sempre, a tratti scorrono velocissimi, a tratti inesorabilmente lenti, è li che avviene l’ultima fase della concentrazione, dove con estrema attenzione sistemavo le cuffie, gli occhialini e calzavo il costume da gara.
Nel momento in cui sentivo lo speaker annunciare “Carlotta Gilli!” venivo divorata dall’ansia, ma era lo stesso momento in cui la combattevo con tutta me stessa trasformandola in grinta. Dovevo partire e dare il mio meglio. E in un attimo ero li, buttavo tutti i miei vestiti nel cesto, mi sbrigavo a sistemare il blocco e a nuotare più forte che potevo.

In acqua, in particolar modo sulle gare corte, non mi rendevo effettivamente conto di come stessi andando, quella dose di incertezza mi dava quel pizzico di adrenalina in più per spingere ancora più forte. Diverso invece sulle gare lunghe, dove ho avuto modo di capire il vantaggio che avevo e di nuotare vivendo a pieno il momento. Tra tutte le cinque gare, i 200 misti è quella che mi ha regalato le emozioni più belle: avevo capito di essere avanti, e sono riuscita a godermi le ultime bracciate con una sensazione di libertà mista ad euforia. Toccare il bordo in questa ultima gara e realizzare che ce l’avevo fatta mi ha fatto sentire leggera come non mai!

Non è mai stato immediato realizzare cosa avevo combinato, per nessuna delle cinque gare. Mettere piede fuori dall’acqua voleva dire che avevo finito, esultare con i compagni della Nazionale, essere abbracciata con forza e presa in braccio dal mio allenatore, rispondere alle domande dei giornalisti pochi attimi dopo aver tolto cuffie e occhialini e infine analizzare criticamente la gara con il mio allenatore: questa era la sequenza che ogni volta mi aiutava a realizzare che di li a poco sarei salita sul podio più importante al mondo.

Il momento della premiazione mi ha donato emozioni che faccio fatica a descrivere. Adrenalina, orgoglio, felicità incredibile, soddisfazione. Ogni volta che entravo nella camera di chiamata per la premiazione mi ripetevo “Carlotta, goditi ogni istante perché potrebbe essere l’ultima volta nella tua vita che sali su questo podio”. E invece è capitato ancora, e ancora, e ancora fino a collezionare 2 ori, 2 argenti e 1 bronzo. Sentir suonare il nostro inno, portare l’Italia sul podio, ancor più sul gradino più alto, è stato bellissimo. Non lo dimenticherò mai!

Dopo cena arrivava uno dei momenti più belli: la chiamata a casa! Mamma, papà, nonna, mia zia, la mia madrina e il mio figlioccio tutti insieme, pronti a chiacchierare e a raccontare delle nostre giornate, vissute insieme ma distanti, io in piscina loro dal salotto della casa al mare dei miei genitori, allestita come una vera sala cinematografica, attiva giorno e notte, ininterrottamente. Dopo la gara dei 200 misti, si sono potuti rilassare anche loro, so che si sono goduti finalmente una serata allentando la tensione e andando a festeggiare i risultati, frutto dei nostri impegni e sacrifici.

Affronterò la mia ultima gara con serenità, i 100 rana non sono proprio il mio forte, ne sono consapevole, mi sento anche particolarmente stanca. La affronterò con leggerezza, serenità e puro divertimento. Ho dato tutto quello che avevo portato con me a Tokyo, e sono entusiasta della collezione di medaglie che metterò in valigia!

Il 3 settembre volerò verso casa, e allora potrò godermi tutto quello che è stato.

Carlotta

Quando i sogni diventano realtà.

Quando i sogni diventano realtà.

Sono al settimo cielo. Inaugurare la mia prima gara alle Paralimpiadi con una medaglia d’oro è un sogno. Il primo oro della spedizione paralimpica italiana a Tokyo. Non potevo chiedere di più. Non ho ancora capito quello che ho fatto, sono sincera, non me ne capacito. Condividere il podio dei 100 Farfalla con la mia compagna di squadra Alessia Berra è stato bellissimo, non potevo veramente chiedere di meglio.

Appena pochi anni fa, nel 2017, ho fatto il mio debutto in Nazionale partecipando ai campionati del mondo a Città del Messico, e da li ogni anno c’è stata una sfida sempre più grande, che mi ha condotto fino a Tokyo2020, facendomi salire sul gradino più alto del podio.

La mia entrata nel mondo paralimpico è stata lunga, anzi lunghissima. Non smetterò mai di ringraziare Riccardo Vernole, il commissario tecnico della Nazionale italiana che ha avuto una pazienza incredibile con me, ero insicura, avevo tanti dubbi che sono poi scomparsi immediatamente dopo la prima gara.

Sognavo una medaglia olimpica dalla mia prima bracciata, la sognavo da quando ho iniziato a perdere la vista, e poterla finalmente stringere tra le mani mi riempie di forti emozioni e di grande orgoglio. Ci tengo a precisare che questa è una medaglia che sono venuta a ritirare, frutto di tutto il lavoro e dei tanti sacrifici che abbiamo fatto in questi ultimi anni. Il grazie più grande va alla mia famiglia che mi supporta sin dal primo giorno, a tutta la mia squadra, ai preparatori, alla Federazione e a tutti coloro che in questi giorni mi hanno supportato con il loro calore da casa.

La tensione si fa sentire in questi giorni, a ridosso della prima gara ero molto agitata, devo ringraziare Alessia Berra che mi ha aiutata a distrarmi, ci siamo fatte tantissime risate proprio poco prima di tornare in acqua. Piano piano sto prendendo un po’ più di consapevolezza di dove sono, di tutto l’ernome percorso che ho fatto per arrivare fino a qui e della grandezza della competizione in cui mi trovo, è stata forse la prima medaglia a darmi una scossa e a scrollarmi via l’ansia di troppo.

La seconda giornata l’ho affrontata meglio, ero più rilassata, più concentrata e consapevole della gara che dovevo portarmi a casa. Ed è così che a distanza di 24 ore sono salita nuovamente sul podio, conquistando la medaglia d’Argento per i 100 dorso. Non potevo assolutamente chiedere di più, è un secondo posto che vale tanto perché sapevo sarebbe stata veramente una gara difficilissima.

Sono solo all’inizio di questa esperienza incredibile, ho deciso di partecipare a tutte le gare della mia categoria, mi aspettano ancora tante altre sfide gigantesche, ma vi confesso che vincere 2 medaglie su 2 gare mi ha rassicurata molto, sono pronta a tuffarmi ancora e ancora.

Infine, ci tengo a condividere un messaggio per me importantissimo, che mi lega profondamente alla campagna P&G “La tua bontà è la tua grandezza” di cui sono Ambassador: non bisogna mollare mai. Quando una malattia viene a bussare alla tua porta, quando passi un momento di depressione difficile, quando convivi con una disabilità o con un dolore come la perdita di una persona cara, devi trovare il modo per superare l’ostacolo, non abbattendoti mai, continuando a lavorare sui tuoi sogni. Non sempre tutti gli obiettivi si possono raggiungere, le sconfitte fanno parte del gioco, ma sono quelle che ti rafforzano e ti conducono sempre più vicino al risultato.

Carlotta

Vola Carlotta!

Vola Carlotta!

Carlotta ha iniziato a nuotare molto presto, perché, da medici, pensavamo che il nuoto fosse uno sport più completo rispetto ad altri per il suo sviluppo fisico, mentre lei in realtà voleva giocare a calcio.

La sua passione è nata dopo la prima gara, dove ha assaporato il gusto della competizione e dell’inaspettata vittoria nei 25 metri stile libero, e da quel momento il suo sodalizio con l’acqua non si è più interrotto ed è andato crescendo fino ad ora. Noi genitori l’abbiamo sempre seguita negli allenamenti e in tutte le gare, mancano al nostro appello solo quelle disputate durante l’emergenza covid (Europei di Funchal e Tokyo) e abbiamo sempre e soltanto considerato prioritario il suo divertimento senza crearle alcuna pressione. Se Carlotta è felice lo siamo anche noi.

La sua convocazione per Tokyo era un po’ nell’aria, ma l’ufficializzazione è stata per noi un’enorme gioia, era quello che Carlotta sognava da quando aveva vinto la sua prima gara, lei ha sempre detto che l’Olimpiade è il sogno nel cassetto di tutti i bambini che iniziano a fare sport, riservato a pochi.

A convocazione avvenuta sono iniziati i preparativi, bisognava far stare tutto dentro le valigie (ardua impresa) ed eravamo da un lato felicissimi per la sua partenza, ma dall’altro dispiaciuti di non poterla seguire. Prima della pandemia, con i genitori degli atleti della Nazionale di nuoto avevamo organizzato la trasferta nipponica, pronti a scatenarci sugli spalti con un tifo da stadio, proprio come era avvenuto a Città del Messico, a Dublino e a Londra.

Il ponte Italia – Giappone funziona alla perfezione, sentiamo Carlotta telefonicamente tutti i giorni e grazie alle videochiamate riusciamo anche a vederla. Grazie a foto e video che ci arrivano da lei e da Federica Fornasiero riusciamo un po’ a vivere l’atmosfera olimpica, anche se dal vivo sarebbe stata tutta un’altra cosa! Abbiamo sempre percepito in Carlotta grande tranquillità ed entusiasmo nel vivere questa particolare esperienza, grazie anche alla presenza a Tokyo del suo allenatore Andrea Grassini. In piena notte italiana, alla soglia della sua prima gara di qualifica, abbiamo notato un po’ della sua giustificata tensione, mentre la nostra era a mille.

L’organizzazione per la visione delle gare è stata certosina, non potevamo permetterci che all’ultimo momento qualcosa non filasse liscio! Abbiamo preparato un dettagliato calendario delle sue gare, con date e orari, che abbiamo girato ad amici e parenti e insieme alla nonna Rina, al figlioccio Filippo e a Doriana e Gigi abbiamo trasformato il soggiorno del nostro appartamento al mare in una piccola sala cinematografica, attiva giorno e notte per seguire le sue gare e quelle degli altri atleti italiani. Ovviamente non mancano i cellulari a portata di mano per messaggiare e parlare con amici e parenti anche loro svegli di notte per seguire le gare.

La prima gara non poteva andare meglio, dopo essersi qualificata per la finale dei 100 farfalla con il primo tempo ha conquistato la medaglia d’Oro con record paralimpico, il primo Oro della spedizione italiana in Giappone, e questo ci inorgoglisce ancora di più. Abbiamo versato lacrime di gioia davanti alla televisione, l’abbiamo vista felice come mai prima d’ora, e poi, condividere il podio con la compagna di nazionale Alessia Berra è stata la ciliegina sulla torta.

Le paralimpiadi di Tokyo2020 sono appena cominciate, in bocca al lupo e come diciamo sempre... vola Carlotta!

Tiziana e Marco, mamma e papà.

L’arrivo a Tokyo: il Villaggio Olimpico.

L’arrivo a Tokyo: il Villaggio Olimpico.

Terminato il collegiale pre olimpico a Sendai sono partita alla volta di Tokyo. Come all’arrivo, anche in occasione della partenza erano veramente tanti gli abitanti di Sendai che sono venuti a salutarci, sventolando bandierine e tenendo in mano cartelloni con scritto “Forza Azzurri!”, c’erano persino striscioni di incoraggiamento appesi sulle pareti della stazione con cui non ho potuto fare a meno di farmi una foto.

Arrivata al Villaggio Olimpico, dopo oltre 300km, ho provato una sensazione bellissima: inizio finalmente a realizzare e a toccare con mano questo sogno. Un susseguirsi di emozioni incredibili, da brividi, è una città in tutto e per tutto, il Villaggio Olimpico è immenso, al punto che per spostarsi all’interno ci sono dei piccoli bus elettrici. Questo posto rispecchia esattamente la portata di questo evento sportivo: è gigantesco!

Sembrerà banale ma credetemi, è un’esperienza diversa da tutte, non c’è europeo né mondiale che mi abbia mai donato emozioni così forti, l’atmosfera che si respira varcando la soglia del Villaggio è qualcosa di inspiegabile. Rispetto a Sendai, dove dormivo da sola, qui a Tokyo alloggio con altre compagne della nazionale, abbiamo un piccolo appartamento con 2 camere e 1 bagno, sarà bello condividere questa esperienza insieme. La cosa che mi entusiasma di più è il fatto che tutta la delegazione italiana è all’interno dello stesso edificio. Siamo tutti insieme, tutti i migliori sono qui, e tra questi ci sono anche io. È la prima volta che mi capita di avere l’occasione di stare con atleti di altre discipline sportive, e questo mi piace veramente tantissimo!

Sono arrivata a Tokyo solo da poche ore, devo ancora ambientarmi, per fortuna prima dell’inizio delle Paralimpiadi ho ancora qualche giorno. Il Villaggio Olimpico è una “bolla” gigantesca, come a Sendai c’è molta attenzione ai protocolli di sicurezza, ma l’atmosfera che si vive qui dentro sembra rendere irrilevante il fatto che si è a tutti gli effetti blindati. Mi guardo intorno affascinata continuando a ripertermi “è tutto così grande”, a tratti dispersivo, ma sto finalmente iniziando a realizzare dove mi trovo, tutto questo è incredibile!

Carlotta

Il collegiale a Sendai.

Il collegiale a Sendai

Il ritiro pre olimpico a Sendai è andato bene, le mie giornate si alternano tra mattine e pomeriggi passati in acqua e in palestra. Sto cercando di variare quanto più possibile la preparazione, insieme a me c’è il mio allenatore, vi confesso che averlo qui mi rasserena e mi tranquillizza molto.

Questi giorni a Sendai sono stati apparentemente tutti uguali: mi sveglio, faccio un tampone, faccio colazione, vado in acqua, pranzo, riposo, vado in palestra, riposo, ceno e vado a dormire. E così di nuovo. Di diverso c’è l’emozione di stare in Giappone, che ogni giorno varia diventando sempre più imprevedibile. In alcuni attimi sono felicissima, euforica, spensierata. In altri realizzo che l’inizio delle Paralimpiadi è dietro l’angolo, e l’agitazione torna a trovarmi.

Potrebbe sembrare che viva giorni tutti uguali, ma internamente sono su delle montagne russe di cui non conosco ancora il percorso. Non so a cosa andrò incontro, le mie avversarie sono molto forti, nessuna esclusa. Fino ad ora sono contenta di come sia andato questo collegiale a Sendai, mi sento fiduciosa e spero che questa dose di positività e coraggio che porto dentro continui a farmi compagnia anche a Tokyo.

In questa fase di preparazione e avvicinamento è importante che la mente resti lucida, per questo le distrazioni sono necessarie. Oltre a condividere sui social media le scoperte più bizzarre della famigerata “bolla”, ci sono i miei compagni della Nazionale di nuoto. Tra di noi c’è un bel rapporto, stiamo condividendo un’esperienza incredibile, ci stiamo divertendo, aiutandoci reciprocamente a spezzare i momenti di massima concentrazione e preparazione. Attendiamo tutti con impazienza il 21 agosto per spostarci finalmente nel Villaggio Olimpico.

In questi giorni ho avuto modo di scoprire ogni angolo della “bolla” di Sendai, è un’esperienza veramente strana. L’albergo in cui alloggiamo ci ha riservato addirittura degli ascensori che possiamo utilizzare solo noi atleti della nazionale italiana di nuoto. Questi possono fermarsi solo ai piani in cui alloggiamo e in cui pranziamo e ceniamo, tutti gli altri sono bloccati. Irraggiungibili. Percorsi in entrata, percorsi in uscita, non c’è alcun modo per uscire fuori dalla bolla, siamo letteralmente blindati. Non ci si può che sentire al sicuro.

A movimentare ulteriormente le mie giornate c’è sempre poi una nuova piccola esperienza di “vita nipponica”. All’ingresso dei bagni, così come degli spogliatoi, ci attendono una serie infinita di ciabattine, una fila lunghissima, di tutti i tipi e di tutte le dimensioni. Non siamo ancora riusciti a comprenderne la funzionalità visto che ognuno indossa le proprie per questioni di igiene. I rubinetti dei lavandini poi, si aprono al contrario! Ci ho messo un po’ a capire che per far uscire l’acqua dovevo spingere la maniglia verso il basso anziché, come facciamo in Italia, verso l’alto.

Sono sempre più curiosa di scoprire quali particolarità cela il Villaggio Olimpico, in queste settimane ne ho sentite diverse e sono veramente impaziente. Tra circa 24 ore sarò finalmente a Tokyo.

Carlotta

L’arrivo a Tokyo e il trasferimento a Sendai.

Carlotta Gilli - L’arrivo a Tokyo e il trasferimento a Sendai.

A pochi giorni dalla partenza ho provato emozioni contrastanti. Da un lato ero impaziante di partire, dall’altro mi ripetevo “oddio, è arrivato il momento”. Ho chiuso la valigia tra attimi di felicità e un po’ di emozione mista ad ansia, che si è trasformata in una carica incredibile non appena sono salita in macchina per raggiungere l’aeroporto.

È stato un viaggio lunghissimo, da Torino a Roma per raggiungere la Nazionale di nuoto, poi da Roma a Tokyo e ancora altri 360km in treno da Tokyo a Sendai, dove trascorrerò alcuni giorni in collegiale pre olimpico prima di tornare nella capitale giapponese, la più grande metropoli del mondo.

Qui c’è un’attenzione alla sicurezza degli atleti e del loro staff veramente maniacale. È rassicurante, anche se le operazioni di sbarco a Tokyo sono durate circa 5 ore per eseguire i controlli più disparati e un primo tampone per accertarsi che nessuno di noi avesse contratto il covid-19.

Sono atterrata a Tokyo verso le 12:00 (ora locale), e al termine dei controlli c’erano tantissime persone che sventolavano decine di bandierine dell’Italia gridando “Ciao Italia! Benvenuti Italia!”. È stato veramente emozionante. Ma la sorpresa è stata all’uscita della stazione ferroviaria di Sendai, dove abbiamo ricevuto un’accoglienza da pelle d’oca. Erano venuti apposta per noi, per accoglierci con una serie infinita di “Benvenuti a Sendai”. È stato bellissimo, un’emozione continua, non sono abituata a tutto questo, il calore dei giapponesi mi ha dato una carica incredibile!

Al momento mi trovo in un albergo bellissimo, siamo ospiti della città di Sendai. La struttura è all’interno di un grande centro commerciale, perché l’idea iniziale, prima che questo virus ci mandasse a monte tanti piani, era quella di poter avere la possibilità di distrarci tra un allenamento e l’altro, curiosando tra i particolari negozi giapponesi, ma purtroppo siamo costretti all’interno di un’area denominata “bolla”, nella quale ci siamo solo noi: atleti, allenatori, accompagnatori. Fine. Nessun altro. Ceniamo da soli, dormiamo da soli, non possiamo fare niente che sia al di fuori di quest’area delimitata per la nostra sicurezza. Questo forse è l’unico aspetto triste di questi primi giorni in Giappone.

Sto cercando di smaltire il fuso orario, ieri alle 2:30 di notte facevo ancora fatica ad addormentarmi, quando è suonata la sveglia ho fatto veramente fatica ad alzarmi, e ora che sono circa le 16:00 andrei volentieri a riposare, ma l’adrenalina è tanta da tenermi incredibilmente attiva!

Il programma di questi primi giorni di collegiale è molto serrato, ogni mattina alle 7:00 faccio un tampone di controllo, poi corro a fare colazione, sistemo velocemente la mia stanza e mi tuffo in vasca per preparare la prima prima avventura a cinque cerchi.

Carlotta

Bracciata dopo bracciata

Carlotta Gilli nuota

Sto preparando l’Olimpiade esattamente come ogni anno preparo un campionato europeo o mondiale. Alla fine, mi ripeto, è una gara come quelle ma... lo è all’ennesima potenza. Sono consapevole del fatto che ci saranno nuovi avversari, potenzialmente molto più forti, ma sto seguendo la preparazione che mi ha proposto il mio allenatore Andrea Grassini e il mio preparatore atletico Piercarlo Paganini, di cui mi fido totalmente. Dover attendere un anno in più per arrivare a Tokyo2020 mi è costato molto. E’ stato un anno sofferto in particolar modo all’inizio perchè non ero mai stata così tanto ferma e quando ho ricominciato ad allenarmi e a competere le sensazioni erano pessime. Gareggiavo e facevo tempi di cui non andavo fiera, per niente. Era demoralizzante, ma Andrea mi ha sempre detto che era tutto normale, che sarebbe andata meglio, ho continuato a dargli fiducia, anche quando il cronometro a fine gara mi dava delle batoste pesantissime. E’ stato un periodo che ho patito parecchio e che spero davvero di aver superato appieno.

Mai come in questo lungo e infinito arco temporale, il mio team è stato l’elemento fondamentale. Oltre ad Andrea e a Piercarlo, attorno a me c’è uno staff incredibile che va dalla fisioterapista, che mi rimette al mondo ogni settimana, alla nutrizionista, ai vari specialisti per ogni piccolo problema da affrontare. Il mio team è la mia famiglia, in tutti i sensi. Mamma Tiziana, papà Marco e mia nonna materna Rina sono un’iniezione continua di carica e motivazione. Quando vi racconto che la mia famiglia è parte del mio team, intendo proprio tutta la mia famiglia, anzi mi spingo un po’ più in la, perché in effetti sono tantissimi i miei preziosi supporter! Doriana, la mia madrina e Filippo, il mio figlioccio che adoro, sono anche loro parte della mia squadra. Lo sono con l’affetto incredibile che mi dedicano. E così la mia migliore amica Rebecca, la sorella che non ho mai avuto e tutti i miei amici più cari che mi sostengono in ogni momento. Loro sono sempre stati un pezzo fondamentale del mio percorso. Chi mi conosce davvero, chi vive ogni giorno la mia quotidianità, sa quanti siano i momenti di difficoltà che devo affrontare. E per quanto possano spaventare, come questo anno lunghissimo per raggiungere Tokyo2020, loro sono sempre li, pronti a darmi carica e forza. Come fossero delle estensioni del mio corpo. Loro mi hanno guidata e portata fino a questa paralimpiade, bracciata dopo bracciata.

Carlotta

Mindset

Nuotatore che si prepara a tuffarsi in piscina

Nel nuoto, così come nelle altre discipline sportive, non basta andare veloci. Non servono solo i muscoli ma la testa gioca un ruolo fondamentale. Cerco di lavorare molto sulla mia concentrazione e sui miei riposi. Prima di ogni gara ci sono dei momenti in cui penso a tutto quello che devo fare per garantirmi la vittoria, per portarmi a casa il mio miglior risultato. Ripercorro ogni parola che mi dice il mio allenatore. Penso a come devo nuotare, a come devo dosare le energie nelle varie fasi di gara, lo immagino così intensamente che lo sento addosso. Nel momento in cui salgo sul blocco di partenza il tempo per pensare invece è pochissimo, ma sono istanti che durano un’eternità, mi passano per la testa tantissime cose, le più disparate. Poi, basta una frazione di secondo per sentire quel brivido che scaccia via ogni pensiero. “E’ il momento”, mi basta ripeterlo una sola volta per svuotare completamente la testa dai pensieri e farla diventare una piscina con l’acqua calma, liscia come l’olio, che pochi attimi dopo andrò a rompere tuffandomi in una nuova gara, in una nuova sfida.

La mente è come se fosse un muscolo: dopo un’intera settimana di gare è stanca e ha bisogno di riposo. Qui entrano in gioco i momenti di svago, che per me sono fondamentali. Mi capita spesso infatti di dover sostenere gare continue e riposare, mettendo da parte l’adrenalina e lo stress mentale della competizione è importante. Ne ho veramente bisogno. Non so come facciano alcuni atleti a fare delle tirare lunghissime senza mai riservarsi un momento di stacco per decine e decine di giorni. Sono consapevole che l’esperienza di Tokyo2020 sarà molto impegnativa, gareggerò dal 25 al 27 agosto, e poi ancora il 29, il 30 e l’1 settembre. E’ un’esperienza così adrenalinica che ho una carica incredibile. Sono pronta ad affrontare sessioni intense, intervallate da singoli ma preziosi giorni di riposo dove farò incetta di energie e mi caricherò per affrontare al meglio ogni nuova sfida.

Carlotta

Una sfida continua

Carlotta Gilli

Quando ero una bambina, sono sempre stata attratta dai Giochi Olimpici. Una manifestazione in grado di coinvolgere davvero tutto il mondo, unendolo attraverso lo sport. Gli atleti olimpici mi sono sempre sembrati degli eroi buoni, che lottavano per far vincere il proprio paese secondo dei princìpi di sana competizione ed agonismo.

Sono sempre stata consapevole che questo palcoscenico mondiale fosse un’occasione riservata a pochi, pochissimi atleti. Vi confesso che c’è stato un momento in cui non credevo potesse essere realizzabile per me, ma poi piano piano crescendo, vittoria dopo vittoria, ho capito che il sogno Olimpico avrebbe potuto esseere alla mia portata. L’ho rincorso, l’ho voluto, l’ho raggiunto.

Quando rivolgo un pensiero al passato sorrido nel ricordare il nuoto come un semplice sport, ma quando mi focalizzo sul mio presente, sul mio futuro, sono consapevole di come questa mia visione sia mutata nel tempo: il nuoto è e sarà la mia vita. Tutto questo non senza sacrifici. Sono state molte le cose a cui ho dovuto e dovrò continuare a rinunciare. Uno degli insegnamenti più preziosi che ho ricevuto è stato di Andrea, il mio attuale allenatore, il quale con il tempo mi ha insegnato che se sei un atleta, una vera atleta, non ricopri questo ruolo soltanto durante le due ore di allenamento in acqua o in palestra. Quando sei una vera atleta, nel mio caso una nuotatrice, ti ritrovi a “nuotare” in ogni singolo momento della tua vita. Lo fai curando l’alimentazione, prestando attenzione ai riposi, gestendo lo studio nei momenti giusti. Insomma, la chiave è saper organizzare ogni momento della tua vita per non perdere tempo prezioso e riuscire a fare tutto al meglio.

Quando si è all’inizio della carriera agonistica, quando devi spingere al massimo per capire se davvero hai le potenzialità per farcela, si è molto giovani. Ricordo quando spesso al liceo al termine delle lezioni i miei amici uscivano insieme, ed io non potevo andare con loro perché la piscina mi attendeva, dovevo allenarmi. Mi sono persa tanti momenti belli, ma ne ho vissuti e costruiti molti altri. La nostra vita è caratterizzata dalle nostre scelte e io ho deciso di investire le mie energie nello sport. Questa scelta mi sta portando alle mie prime Paralimpiadi e la rifarei milioni di volte!

Carlotta

Road to Tokyo2020

Le olimpiadi sono il sogno di ogni bambino che inizia a fare sport, ma poi, crescendo, capisci che è un sogno riservato a pochi. Ho lavorato duramente, ce l’ho fatta, non mi sembra vero: sto per partire per Tokyo2020.

Sono Carlotta Gilli, Ambassador di Procter & Gamble Italia per l’iniziativa “La tua bontà è la tua grandezza” in occasione dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo 2020, e questo è il mio diario, dove condividerò con voi questa esperienza incredibile, raccontandovi il mio sogno diventato realtà.

Tra qualche giorno partirò per il Giappone, guardo indietro nel tempo e vedo Carlotta da piccola, una bambina che voleva a tutti i costi giocare a calcio, ma è stata dirottata in piscina dai suoi genitori che non hanno sentito storie, perché “il nuoto è uno sport completo e fa bene alla schiena”. Un po’ quello che ci siamo sentiti dire tutti. All’inizio, andavo in piscina perché ci dovevo andare. Vi confesso che non è che mi piacesse poi così tanto. Il vero amore è sbocciato quando ho partecipato alla mia prima gara ed è stato un colpo di fulmine. Li ho capito che il nuoto era lo sport che volevo fare veramente, mi piaceva ed è diventato molto più di una semplice passione.

Il mio superpotere è sempre stato quello di non fermarmi davanti alla prima difficoltà che mi si poneva davanti agli occhi. A proposito di occhi, da quando sono nata, sono affetta dalla malattia di Stargardt, una retinopatia degenerativa su base genetica a trasmissione autosomica recessiva, legata a mutazione del gene ABCA4, che colpisce circa una persona su diecimila, insorge solitamente nella prima o nella seconda decade di vita e rappresenta una delle principali cause di ipovisione giovanile.

Nella prima fase della vita i bambini sono normovedenti, io mi sono accorta delle prime difficoltà visive in seconda elementare e ad accorgersene è stata la maestra dal momento che avevo difficoltà a copiare correttamente gli appunti dalla lavagna e mi avvicinavo eccessivamente al foglio quando dovevo scrivere.

Non è stato facile arrivare alla diagnosi e, con i miei genitori Marco e Tiziana, abbiamo impiegato circa due anni, consultando diversi specialisti, finché l’indagine genetica ha confermato la diagnosi.

Il mio visus, come è definito il mio coefficiente di vista, è gradualmente diminuito passando nell’arco di 6 anni dai 10/10 su entrambi gli occhi (visus cha avevo all’età di 4 anni) a 1/10 all’età di 9 anni e dal 2010 il visus è stabile a 1/10.

Ma tutto questo non mi ferma, anzi, ne traggo forza. Mi alleno con sacrificio. Ogni giorno mi sveglio prestissimo per affrontare una pesante giornata di allenamenti, ma sono consapevole che se voglio raggiungere i miei obiettivi, la strada da seguire è questa e devo percorrerla lavorando duramente. Nella mia carriera ci sono state vittorie che mi hanno reso più forte e sconfitte che mi hanno migliorata. Le vittorie più grandi sono quelle in cui riesci ad afferrare un sogno e a farlo tuo, come quando vinsi i campionati italiani con la FIN a Roma nei 50m stile libero. Era il 2015. E poi ci sono i titoli e i record mondiali ed europei che ho collezionato. Sono grandi emozioni che mi danno una forza incredibile.

Andare a Tokyo2020 è il sogno della vita che si realizza. Ci ho creduto ogni giorno, ci ho messo tutta me stessa e ho fatto si che diventasse realtà. Mentirei se vi dicessi che non era il mio sogno del cassetto, devo ancora realizzare che tra pochi giorni salirò su un aereo per competere nell’evento sportivo più importante di sempre.

So che sarà una competizione difficilissima con avversarie fortissime, ma fa parte del gioco, e io sono pronta a giocare! Seguitemi.

Carlotta