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05/12/2025

Cos’è la leadership e come svilupparla

La leadership è una delle competenze più richieste e apprezzate nel mondo del lavoro, ma anche una delle più difficili da definire e sviluppare. A volte si tende a pensare sia innata, ma non è esattamente così: come tante soft skill può essere allenata e migliorata con l’esperienza.

Una donna esercita le proprie skill di leadership alla guida di un team di lavoro in azienda.

Che cos’è la leadership?

Il termine leadership deriva dal verbo inglese to lead, che significa guidare, condurre. Per questo la leadership è l’abilità di una persona di ispirare, motivare e guidare altri individui verso un obiettivo comune. Un leader dovrebbe possedere doti di integrità, trasparenza e coerenza che gli permettono di influenzare positivamente i membri del proprio team.

I 6 tipi di leadership secondo Goleman

Non esiste un solo modo di essere un leader. Daniel Goleman, psicologo, scrittore e giornalista statunitense ha individuato diversi modelli di leadership accumunati dalla necessaria ottima capacità di comunicazione, tra cui:

  • Leadership visionaria: è distintiva di coloro che sono molto bravi a rendere concreti obiettivi a lungo termine, sono dotati di carisma e self-confidence e, attraverso l’empatia, riescono a creare un legame con i colleghi.
  • Leadership democratica: prevede la creazione di un ambiente inclusivo che si basa sulla comunicazione e sull’ingaggio di tutte le persone che ne sono parte e che prevede una ripartizione della responsabilità.
  • Leadership di tipo coach: pone al centro la crescita dell’azienda e il benessere dei dipendenti, creando una connessione tra obiettivo di business e gli interessi e le aspirazioni del team.
  • Leadership esigente: molto concentrata sugli obiettivi, il leader mira a portare il team al successo e lo fa stimolando tutti a fare del proprio meglio – per questo può avere dei risvolti non sempre positivi.
  • Leadership gentile: la sua caratteristica principale è l’armonia che vige nel gruppo di lavoro, ottenuta anche grazie alle doti comunicative e di empatia del leader, che è in grado di gestire efficacemente i conflitti e creare legami profondi.
  • Leadership autoritaria: prevede un approccio più vicino al comando e al controllo, dove il leader accentra il lavoro, prende decisioni rapidamente e riduce al minimo il confronto – questo tipo di leadership è stato identificato come utile solo in rare occasioni.

Qual è il significato della leadership in un’azienda?

In azienda le figure di leadership sono essenziali per trasformare le idee in azioni concrete, definendo una strategia e lavorando con entusiasmo e spirito di innovazione. Il leader, infatti, è di solito una persona mossa da forte passione, in grado di trasmettere la propria energia a chi lo circonda; al tempo stesso, però, è fondamentale abbia anche doti di ascolto e di intelligenza emotiva che gli consentano di essere un punto di riferimento per i propri colleghi.

Se l’obiettivo di un’azienda è soddisfare le esigenze dei consumatori, l’obiettivo della leadership è quello di formare le persone giuste nei ruoli giusti, costruendo e guidando un team funzionale.

Il modello di leadership di P&G

Alla base c’è un lavoro specifico che parte dalla selezione, ovvero dall’identificazione dei talenti; P&G cerca i propri nelle migliori università attraverso un programma specifico di recruiting, al quale partecipano attivamente i leader dell’azienda.

Una volta entrati in P&G si lavora da subito su progetti di grande responsabilità, secondo la convinzione radicata in azienda che si impari molto di più lavorando su iniziative concrete. La cultura aziendale di P&G è basata sulla fiducia e sulla responsabilità individuale: tutti i dipendenti hanno chiari obiettivi di lavoro che vengono definiti ogni anno e verificati e ri-discussi su base regolare.

Accanto al cosidetto training on the job c’è poi un intenso programma di training, sia corporate, sia funzionale – gestito da manager P&G e da esperti esterni per alcune tematiche specifiche – sia di coaching giornaliero, tramite la supervisione del proprio manager.

In P&G, infatti, ogni leader è responsabile sia dei risultati di business del proprio team che della formazione delle persone. Infatti, i leader vengono valutati sulla base della crescita dei manager con i quali lavorano e sui feedback che ricevono dai loro collaboratori diretti e dai colleghi con i quali interagiscono.

A questo aspetto formativo, si aggiunge un percorso di carriera internazionale che porta il manager a ricoprire ruoli in funzioni diverse ed in differenti categorie di prodotto e mercati, per sviluppare una visione completa del business.

Le sfide per i leader del futuro

Il cambiamento economico e sociale che viviamo non è lineare. Sono sempre più rari i casi in cui si può fare affidamento su esperienze passate per proiettarsi nel futuro.

Ne possiamo dedurre che la sfida più grande per i leader sia assicurarsi che la propria organizzazione sia pronta per il cambiamento sia in termini di competenze, che di business model, che di engagement.

I leaders e più in generale le aziende, hanno sono dunque di fronte principalmente tre sfide:

  1. La necessità di acquisire velocemente e costantemente nuove competenze, consapevoli però che il ciclo di vita delle stesse si è ridotto in maniera esponenziale.
  2. Adeguare i modelli di business alle nuove complessità del sistema economico. Ci troviamo in un sistema complesso e l’unico modo per capirlo è attraverso un processo di trial and error, con tentativi continui ed errori frequenti. Quindi la definizione delle strategie emergenti per vincere in un sistema complesso è un processo bottom-up e non top-down: le soluzioni per sbrogliare la matassa le trovano coloro che sono più vicini al problema.
  3. La necessità di una nuova definizione dell’employee value equation, senza la quale non si riuscirà ad attrarre e trattenere i talenti in azienda. I millennials e Gen Z – cioè il 75% della forza lavoro del 2030 – vogliono leader e aziende con standard etici molto forti, cercano rapporto di comunicazione di grande trasparenza. Vogliono incarichi che abbiano un chiaro impatto sulla società e ritengono il work-life balance un fattore critico di scelta di dove e con chi lavorare.

Le leadership skill che saranno richieste

In un mondo che richiede grande adattabilità e un rinnovamento continuo, senza dubbio il leader del futuro dovrà avere competenze soft prima che hard (tecniche). Come ad esempio:

  • La capacità di unlearn: si è cominciato a parlare anni fa del concetto di lifelong learner, facendo leva sulla curiosità e sulla consapevolezza che, per restare rilevanti, bisogna imparare continuamente. Ma i leader devono fare un passo in più, devono saper disimparare, mettere in dubbio le proprie certezze.
  • Dovranno anche avere contezza della re-perception, un termine che indica la capacità di guardare alla realtà con occhi sempre diversi per cogliere le opportunità che altrimenti non vedremmo.
  • Ma come si può costruire un’organizzazione capace di mettere in atto la re-perception? Il modo più semplice è quello dell’inclusività radicale, cioè la capacità di favorire l’inclusività e di farne uno strumento di business, ricercando intenzionalmente e favorendo la diversità invece che limitarsi ad accettarla.

Tutto questo in un ambiente di lavoro flessibile, dove le variabili “spazio” e “tempo” (da dove lavoro e in quale orario lavoro) non sono definite top-down e uguali per tutti, ma sono cucite attorno alle necessità dei gruppi di lavoro, compatibilmente con il job to be done di ciascuno. È ovvio che per farlo funzionare sono fondamentali stili di leadership differenti e una cultura aziendale fondata sul merito e l’accountability.

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