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13/11/2025

Paolo e la sua storia di 35 anni in P&G: quando il lavoro diventa famiglia

Paolo ha 35 anni di carriera in Procter & Gamble alle spalle. Dal 1990 coordina il laboratorio chimico dello stabilimento produttivo di Pomezia, dove ha lavorato anche per Dash, uno dei brand più iconici dell'azienda. Abbiamo parlato con lui per scoprire cosa significa costruire una carriera così longeva in P&G e come sia cambiato il mondo del lavoro in oltre tre decenni.

Intervista a Paolo, dipendente P&G che da 35 anni lavora per Dash.

Da quanto tempo lavori su in P&G e su Dash?

Sono entrato nel 1990, quindi sono 35 anni che lavoro in P&G e dal primo momento ho lavorato su Dash.

Cosa significa per te lavorare su Dash?

Significa un modo di essere. Quando eravamo bambini avevano l’abitudine di giocare con il fustino del Dash; quindi, crescere e portare questa esperienza anche nel mondo del lavoro è diventato subito motivo di orgoglio. Alla mia età c’era il famoso “Carosello” la pubblicità epica di Dash con “te ne do due al posto di uno” ed è diventata una frase utilizzata anche tra amici. Dash è una filosofia di vita.

Cosa ti ha colpito di più dell’innovazione di Dash nel tempo?

Riuscire ad essere sempre vicino alle famiglie. Stando in P&G si può vedere quanto l’azienda sia attenta sia alla famiglia del lavoratore e non solo alle famiglie italiane che utilizzano i suoi prodotti ogni giorno. È curata la produzione, ma è curato anche il benessere del lavoratore interno con una serie di benefit dalla salute allo svago.

C’è qualcosa che può spiegare al meglio l’importanza di Dash per le famiglie italiane?

Il modo in cui P&G si pone nei confronti dei consumatori nelle famiglie italiane anche con piani media in cui la sostenibilità sociale e ambientale sono sempre messi al centro e le persone ne tengono conto.

Qual è un momento speciale legato alla tua esperienza con Dash?

È un po’ un controsenso, perché il mio momento bello è anche un po’ “brutto”: parliamo di quando è stata dismessa una delle torri principali dell’impianto produttivo di Pomezia, è cambiato il modello di business e io facevo parte del team che doveva gestire la demolizione. La cosa bella, però, è che le persone che andavano in pensione e che lavoravano in quell’unità ti venivano a raccontare tutti i momenti belli vissuti in quel luogo e io ne ho fatto tesoro per portare la loro tradizione nell’innovazione costante degli anni a venire, è stato davvero emozionante.

Quale consiglio daresti ai nuovi colleghi che approcciano al lavoro in un impianto di P&G?

Di provare a sentirsi parte di una famiglia. Il mondo del lavoro cambia spesso e inesorabilmente, ma vivere P&G come una vera e propria famiglia aiuta a superare i momenti difficili non solo della vita lavorativa, ma anche di quella privata. Io mi sento in famiglia dopo 35 anni, ma penso che anche i nuovi arrivati debbano farlo. Far parte della filosofia P&G, è un modo di essere.