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15/9/2025

Lavorare in P&G a Madrid: l’esperienza di Francesco Mazzeo

Lavorare in Spagna: intervsta al dipendente P&G Francesco Mazzeo

Francesco Mazzeo è il Brand expansion Purchase manager in Procter & Gamble Spagna. È di Napoli e ha frequentato il liceo classico. Dopo la maturità si è spostato a Milano, dove è stato ammesso all’Università Commerciale “Luigi Bocconi”. Attualmente lavora a Madrid dopo aver completato gli studi tra Italia e Francia.

Francesco racconta la sua esperienza di lavoro in P&G e all’estero.

All’università Bocconi hai studiato amministrazione, finanza e controllo, e già durante la magistrale ti eri confrontato con una realtà internazionale come HEC Parigi. Cosa ti ha spinto a scegliere Procter & Gamble, e soprattutto una sede fuori dall’Italia?

Sono sempre stato indeciso tra banking e corporate quando studiavo, e la mia prima esperienza professionale è stata in un gruppo globale di brand di moda a Barcellona. Ho iniziato come “credit risk” intern, e sono stato in Spagna per sette mesi. Questa tappa mi è piaciuta talmente tanto che ho pensato che alla mia età continuare a crescere all’estero sarebbe stata un’opportunità da non perdere. Anche perché sapevo che una volta rientrato in Italia mi sarei fermato lì. Alla fine, casa è casa, ma io avevo il desiderio di mettermi alla prova. Vivere all’estero è estremamente formativo, ti spinge davvero a rimanere fuori dalla tua zona di comfort. Alla fine, non ho mai lavorato in Italia, almeno per ora. Dopo aver finito lo stage, infatti, mi sono ritrovato nuovamente a dover cercare lavoro e, questa volta, memore dei bei tempi passati in Spagna, la città ha fatto la differenza nella mia scelta. Ho pensato che Madrid, a differenza di Barcellona, potesse offrire più possibilità nel campo finanziario e ho iniziato a cercare lì. Finché, un giorno, navigando su Linkedin, ho trovato il programma di Procter & Gamble “European Finance Leader of Tomorrow” e ho fatto richiesta».

In cosa consiste il tuo lavoro in P&G?

Al momento sto facendo un’esperienza nella divisione “purchasing” curando il progetto di espansione dell’app “La Cuponera” (un loyalty program DTC di P&G Spain) sul mercato spagnolo. Nel quotidiano, esploriamo opportunità di partnership con altre aziende che desiderano entrare nella app e favorirne la crescita. Nel dettaglio, mi occupo degli aspetti finanziari, operativi e strategici che queste partnership hanno sul business».

Come è stato il processo di selezione, e quanto è durato?

Non avevo mai lavorato in P&G prima, ma parlando con amici ho scoperto che è simile a quello che si fa per altre posizioni da stagista. L’unica differenza è che in quel caso l’ultima intervista avvenne in presenza a Francoforte e successivamente mi è stata data la possibilità di scegliere le destinazioni finali in ordine di preferenza. Scelsi Madrid, Ginevra, Parigi e Roma come ultima meta. Misi Parigi prima di Roma, nonostante non conoscessi il francese, per la voglia di misurarmi fuori dall’Italia. È stato tutto molto spontaneo e veloce, e in un paio di mesi ho ricevuto l’offerta.

Tu che hai avuto, anche se per poco, la possibilità di respirare un po’ l’ambiente P&G a Francoforte, prima di approdare a Madrid, hai notato delle differenze culturali o nella gestione del lavoro tra Spagna e Germania?

A Francoforte ero andato da neofita e dunque non avevo idea di cosa mi aspettasse. Devo dire che ho trovato persone molto serie e preparate. Questo è vero anche a Madrid dove, forse, se devo trovare una differenza, avverto molta coesione all’interno dell’azienda, ma l’integrazione con la realtà locale esterna è, a mio parere, più lenta di quella che avrei potuto vivere se avessi iniziato, ad esempio, in una realtà come Roma, che mi dicono essere molto più calda e familiare. Detto questo, gli spagnoli sono fantastici e uno dei motivi per cui ho scelto Madrid è anche per la loro cultura che a me piace moltissimo. A volte la barriera linguistica impedisce di stringere legami più profondi, o magari capita quella giornata in cui non vuoi semplicemente parlare spagnolo, ma in generale, se guardo internamente a P&G, a livello culturale e di inclusione è davvero un’azienda unica.

Sei l’unico italiano in ufficio?

No, siamo in 10. A Madrid in generale vivono tantissimi italiani.

Pensi che il trend di “migrazione” degli italiani all’estero continuerà?

Secondo me, noi siamo molto più propensi a spostarci rispetto ad altre nazionalità e, se guardo alla Spagna – me lo confermano anche i miei colleghi spagnoli – noto che in generale sono molti di più gli italiani che si trasferiscono in Spagna che non il contrario.

Tornando un attimo su P&G, cosa ti piace di più dell’azienda e, secondo te, quali sono le skill necessarie per avere “successo” in una realtà come la nostra?

Lo dico sempre, ho imparato più in 6 mesi di stage che in cinque anni di università. Ad ogni modo, P&G è un MBA sul campo. Raccontare in modo sintetico quello che si fa ogni giorno è complicato, perché si spazia molto anche tra dipartimenti. Prima di entrare, avevo un’idea di finanza come M&A, ma poi ho scoperto un modo intero di operazioni che muovono davvero un colosso dell’industria Fast Moving Consume Goods come Procter & Gamble. In azienda, le persone sono molto competenti e la competizione che c’è è positiva. Per migliorarsi bisogna mantenersi curiosi e disposti ad imparare. Dulcis in fundo, molti top manager P&G sono italiani e credo che in questo senso la nostra formazione aiuti.

Una curiosità: gli spagnoli tendono a tradurre tutto non prendendo in prestito i vocaboli inglesi come facciamo noi. In P&G, come sai, usiamo molti acronimi e tecnicismi: a Madrid avete un codice interno?

Hai ragione sulla tendenza spagnola a non accettare l’inglesismo, però a livello P&G usiamo tutti gli acronimi originali. Se penso al dizionario di finanza, alcuni colleghi pronunciano gli indici in modo differente: una “g” suona come una “ghe” con la gh aspirata. Ma ci si abitua.

Come sono i ritmi di vita a Madrid e che cosa prenderesti in prestito dalla cultura spagnola?

Ti faccio un esempio di quello che succede in ufficio per darti un’idea dei ritmi. Noi italiani, di solito, ci connettiamo subito per una riunione online e abbiamo paura di fare ritardo. Per gli spagnoli invece è quasi una prassi fare 5 minuti di ritardo. Anche la pausa pranzo è più, come dire, rilassata. Un aspetto di Madrid che apprezzo molto è che la maggior parte delle persone non torna subito a casa dopo il lavoro, ma si ferma a fare aperitivo con i colleghi. E non pensare che siano solo giovani a farlo, perchè ci sono persone di ogni età. Riescono a godersi la vita a pieno. Ed è bello.

Ultima domanda: come passi il tempo libero?

Di solito, esco con amici per fare tapas per il centro di Madrid. La cosa bella di questa città è che è sempre viva. È come se iniziasse un’altra giornata dopo quella lavorativa.