14/10/2024

La sostenibilità nella gestione delle categorie

Il professor Carlo Alberto Pratesi dell’Università Roma Tre, presidente EIIS, European Institute of Innovation for Sustainability, ha pubblicato uno studio sulla “Harvard Business Review Italia” in cui analizza l’impatto dei prodotti sull’ambiente.

L’impatto dei prodotti sull’ambiente

La sostenibilità ha bisogno di dati. Dati certi, sui quali le aziende possano sviluppare azioni di riduzione del proprio impatto. Il tempo dei proclami, delle ideologie e degli obiettivi ambiziosi è tramontato: il mondo di oggi richiede concretezza e risultati concreti. In molti organigrammi delle aziende l’area della sostenibilità è stata spostata vicino a quella della finanza: un’ulteriore prova dell’evoluzione in atto e dell’impegno (ormai un obbligo) nell’orientare le proprie attività verso processi e prodotti la cui sostenibilità sia basata e comunicata su metriche certificate ed evidenze scientifiche.

Questa è la sfida che le imprese di tutta la filiera del settore del largo consumo in Italia sono chiamate a vincere, sia quelle alimentari sia quelle che offrono sul mercato prodotti “non alimentari”, ossia per la cura della persona e della casa, che contribuiscono per circa il 60% del totale dell’impatto ambientale di un cittadino medio europeo. Impatto che riguarda maggiormente:

  1. a) inquinamento delle acque;
  2. b) cambiamento climatico;
  3. c) utilizzo risorse fossili;
  4. d) rilascio di particolato, e che è aumentato del 4% tra il 2010 e il 2021 determinando lo sforamento dei confini planetari UE.

La metodologia Life Cycle Assessment

L’approccio scientifico più consolidato, sia da parte delle aziende che all’interno di tutte le politiche ambientali UE, per identificare in modo oggettivo e intervenire sulle aree di riduzione dell’impatto ambientale, è quello che tiene conto dell’intero ciclo di vita dei prodotti, dalle materie prime al fine vita, calcolato utilizzando la metodologia Life Cycle Assessment (LCA).

La scelta di questo strumento deriva dal fatto che, per la maggior parte dei prodotti, una singola azienda produce direttamente solo una parte degli impatti ambientali relativi alla sua offerta; ciò che resta è il risultato delle attività portate avanti dagli altri attori che fanno parte della stessa filiera, sia a monte (fornitori) che a valle (trade e consumatori).

Applicando la metodologia LCA, si scopre anche che la distribuzione degli impatti ambientali lungo le diverse fasi del ciclo di vita varia da settore a settore e che per le aziende che operano nelle filiere dell’alimentare, della cura casa, della cura persona e del retail (FMCG), gli impatti indiretti sono prevalenti rispetto a quelli diretti.

Ne consegue che, per ottenere risultati apprezzabili in tema di sostenibilità, occorre mettere a sistema e far collaborare tutti i soggetti della filiera, ponendo a fattor comune le informazioni raccolte dalle analisi LCA per sviluppare insieme soluzioni innovative che consentano di superare i tradizionali conflitti e le barriere che impediscono di ottenere proficui risultati, sia dal punto di vista economico che ambientale.

Il progetto “Sostenibilità nelle categorie”

D’altra parte, applicare la metodologia LCA è complesso e occorrono risorse umane e finanziarie difficili da reperire soprattutto per le aziende di medie e piccole dimensioni che caratterizzano il tessuto produttivo italiano.

Per dare una risposta a questa esigenza è nato il progetto “Sostenibilità nella categorie” di GS1 Italy, sviluppato in ambito ECR Italia, a cui hanno aderito responsabili della sostenibilità (CSR manager) e responsabili commerciali esperti di category management (trade marketing, acquisti, vendite e marketing) di numerose aziende di produzione e distribuzione. Il tema di integrare la sostenibilità nella gestione delle categorie è stato affrontato per la prima volta con un approccio innovativo in una pubblicazione del 2020, Creare valore con il Category Management Sostenibile, grazie ad un progetto avviato da Procter & Gamble, WWF, Università Sant’Anna, SDA Bocconi ed EIIS per rispondere all’esigenza di creare sinergie tra la sostenibilità e la gestione operativa delle categorie.

Obiettivi e principi del Category Management Sostenibile

Rispetto al modello di Category Management ECR vengono integrati anche obiettivi di sostenibilità e si fonda su 3 pilastri:

  • l’approccio scientifico alla sostenibilità (LCA);
  • la coniugazione di obiettivi di business e sostenibilità;
  • l’impegno nel fare educazione agli stakeholder e permettere scelte di acquisto e consumo più consapevoli.

Come funziona il Category Management?

Partendo da questi presupposti, l’idea di fondo del gruppo di lavoro coordinato da ECR Italia è che per favorire il dialogo e la collaborazione tra le aziende industriali di largo consumo (sia grandi che PMI) e quelle della distribuzione, la metodologia di analisi del ciclo di vita dei prodotti va applicata alle singole categorie merceologiche (LCA di categoria), in modo da:

  • identificare quali sono gli elementi lungo le diverse fasi del ciclo di vita dei prodotti che generano maggiori criticità;
  • comprendere le azioni di miglioramento da perseguire per ridurre gli impatti ambientali delle diverse categorie di prodotto che compongono l’assortimento di largo consumo;
  • integrare queste evidenze nel dialogo tra industria e distribuzione per coglierne concretamente i vantaggi;
  • formare e informare i consumatori e gli shopper per favorire scelte e comportamenti più sostenibili;
  • creare trasversalità di competenze tra le diverse funzioni all’interno dell’azienda sui temi della sostenibilità, per favorire il dialogo delle parti e l’attuazione delle soluzioni identificate;
  • promuovere una crescita culturale dell’intero sistema sui temi della sostenibilità ambientale per favorirne l’adozione all’interno della strategia aziendale.
Domande chiave, ambiti e modalità di lavoro del progetto "Sostenibilità nelle categorie".
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