2/12/2024
Intervista a Carlotta Gilli dopo le 5 medaglie delle Paralimpiadi 2024
Cinque medaglie. È questo il bottino con cui Carlotta Gilli, campionessa italiana di nuoto paralimpico, è tornata dalle Paralimpiadi di Parigi 2024: l’atleta italiana ha conquistato due ori (200 misti SM13 femminili e 100 farfalla S13), un argento (400 m stile libero femminile S13) e due bronzi (100 metri dorso femminile S13 e 50 m stile libero femminile S13).
Un risultato che eguaglia, nel numero di medaglie conquistate, quello della Paralimpiade di Tokyo 2020, ma che raccoglie in sé anche delle differenze, dall’esperienza diretta con pubblico e atleti, alla maggiore consapevolezza dopo i successi ottenuti in vasca in questi anni da Carlotta.
La campionessa, che è anche ambassador per Procter & Gamble per un progetto di inclusione per i giovani atleti con disabilità, a cui sono stati donati 100 corsi di nuoto gratuiti, ripercorre i giorni vissuti nella capitale francese, le gioie dei successi, la fatica della preparazione e l’importanza che lo sport ha avuto e ha nella sua vita, sin da piccola. Con uno sguardo al futuro e alle prossime sfide, in vasca e fuori.
Ecco l’intervista dopo i successi nelle piscine parigine.
Come ti senti dopo aver conquistato ben 10 medaglie in due edizioni consecutive?
Mi sento molto leggera, perché il carico era pesante, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista mentale. Specialmente durante la prima gara, quando sali sul blocco di partenza senti dei mattoni sulle spalle per tutte le pressioni che hai attorno. Già dopo la prima medaglia sicuramente ti senti più leggera, però ovviamente poi c’è il pensiero ancora delle altre gare, delle ipotetiche medaglie; quindi, solo nel momento in cui finisce tutto inizi poi a realizzare quello che davvero è successo.
Quali differenze hai incontrato rispetto a Tokyo?
Rispetto a Tokyo le differenze sono state tante, sicuramente tutte dovute alla pandemia del Covid-19: quella principale è stata la presenza del pubblico. Entrare in una piscina con 15.000 spettatori non è una cosa da tutti i giorni e sapere che a bordo vasca c’erano i miei amici e la mia famiglia a fare il tifo per me è stato straordinario. Poi, certamente, anche l’esperienza all’interno del Villaggio Olimpico è stata molto più bella rispetto a Tokyo, perché eravamo molto più liberi, potevamo stare a chiacchierare con atleti di altri sport e altre nazioni e mangiare in mensa tutti insieme.
Puoi descriverci la tua preparazione e la tua mentalità prima di una gara importante come le Paralimpiadi?
La preparazione è stata molto molto lunga, perché è iniziata l’anno dopo Tokyo e ogni anno c’è stata una gara molto importante, come l’Europeo o il Mondiale, che sono state tappe importantissime. Si è trattato di step intermedi verso l’obiettivo finale, la Paralimpiade di Parigi. L’allenamento dal punto di vista fisico è davvero tanto, io lo faccio sia in acqua che in palestra, mentre la preparazione dal punto di vista mentale credo che nel mio caso cresca gara dopo gara ed esperienza dopo esperienza. Un passo alla volta.
Qual è stata la tua gara preferita e perché? C’è un momento che ricordi in particolare durante queste due edizioni delle Paralimpiadi?
Una gara preferita non riesco neanche a dirla, perché su dieci gare che ho fatto alle Paralimpiadi nella mia vita ho vinto dieci medaglie, quindi non riesco a sceglierne una in particolare. Tutte sono state belle a modo loro e straordinarie. Il momento che ricordo sicuramente con più affetto è stato dopo la prima gara, i 100 metri a farfalla dove ho vinto la medaglia d’oro a Parigi: quando sono uscita c’erano tutti i miei amici, i miei familiari che erano venuti a vedermi lì ad aspettarmi. Poterli abbracciare, potergli fare vedere e toccare la medaglia dal vivo è stato qualcosa di straordinario, soprattutto un qualcosa che a Tokyo non avevo potuto fare a causa delle restrizioni legate alla pandemia.
Come hai affrontato le sfide e le difficoltà nel tuo percorso sportivo considerando la tua condizione di retinopatia degenerativa?
Le ho affrontate come le affronto nella vita di tutti i giorni, anche al di fuori dello sport. Penso che le sfide siano quelle scintille che mi fanno sentire viva e quelle stesse che quando appoggio la testa sul cuscino alla sera mi fanno sentire fiera di me, perché anche oggi ho trovato un modo per superare le difficoltà che la vita mi ha messo davanti.
Qual è il ruolo della tua famiglia e del tuo team di supporto nel sostenerti durante la tua carriera?
Il loro ruolo è fondamentale, dalla mia famiglia a tutto lo staff tecnico che mi segue, perché sono loro che mi vivono a 360 gradi e 365 giorni l’anno. Sono presenti in tutti i momenti difficili, in quelli in cui le cose non vanno secondo le mie aspettative o in cui non riesco a fare le cose che vorrei farlo. Loro vedono sempre tutto dietro le quinte, mentre le persone all’esterno vedono solo un’atleta che vince o un’atleta che perde, non i retroscena, che sono la parte sicuramente più difficile della quotidianità.
Come bilanci gli allenamenti intensi e il tuo impegno sportivo con la tua vita personale e gli altri aspetti della tua quotidianità?
Deve esserci un’organizzazione eccellente, io sono abituata fin da piccolina a questa dinamica. Quando andavo a scuola era ancora peggio, perché gli orari scolastici non si potevano variare. Adesso con la vita universitaria è sicuramente più semplice, però bisogna pianificare le giornate nei minimi dettagli e soprattutto non si può assolutamente perdere tempo.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri nel nuoto paralimpico? Hai in mente delle nuove sfide o traguardi che vorresti raggiungere?
Parlare di futuro del nuoto per me è difficile, ora in testa si hanno le vacanze, perché siamo arrivati veramente stravolti da questa trasferta e dal percorso che ci ha portato qui. La nostra testa e il nostro corpo hanno bisogno davvero di recuperare, per poi tornare in vasca. Penso di poter dire che l’obiettivo più importante e più vicino siano i Mondiali che avremo a fine settembre del 2025.
Cosa ti ha insegnato lo sport e come ha influenzato la tua mentalità e il tuo approccio alla vita di tutti i giorni?
Come dico sempre lo sport penso sia una filosofia di vita, perché ti insegna a vivere a 360 gradi, dal rispetto delle regole, al rispetto degli altri, al vivere all’interno di una squadra, di una comunità. Lo sport plasma quello che è un ragazzino o una ragazzina e fa sì che poi applichi quanto assimilato nella vita di tutti i giorni. Sicuramente lo sport è in grado di insegnarti la determinazione, l’impegno e il sacrificio per raggiungere un obiettivo.
Hai un consiglio o un messaggio per altre persone con disabilità che vogliono intraprendere un percorso sportivo?
Sì, il messaggio è quello di buttarsi, di tuffarsi, di provare nuove esperienze, nuove avventure perché nessuno può fermare un nostro sogno, un nostro obiettivo. Dobbiamo semplicemente avere il coraggio di iniziare, anche se sicuramente non sarà facile, sarà anzi faticoso, però il giorno in cui poi riesci a realizzare il tuo sogno posso dire che diventi la persona più felice del mondo e che tutti i sacrifici, tutte le rinunce che hai fatto non le puoi neanche più neanche chiamare così, perché sono state semplicemente il percorso che ti hanno permesso di arrivare lì.
Oltre al nuoto quali sono le tue passioni e interessi al di fuori dello sport? Come ti rilassi e cosa ti dà gioia nella vita quotidiana?
Di tempo libero ne ho davvero poco però mi piace passarlo con i miei amici e con la mia famiglia, le persone che mi vogliono bene, che condividono con me la vita di tutti i giorni e soprattutto quelle che si sentono dire tantissime volte ‘no non posso uscire, no non posso venire, no non posso fare questo perché mi devo allenare, perché ho le gare’ e quindi è giusto che quando ho del tempo libero lo dedichi anche a loro.
Ormai sei famosa per il tuo impegno sulle tematiche dell’uguaglianza e dell’inclusione. Prima delle Paralimpiadi i giornali erano pieni di dichiarazioni sul tema della disabilità, per esempio “smettetela di dire poverini”, e in una recente intervista all’ANSA hai dichiarato “stupenda l’attenzione mediatica per le Paralimpiadi ma ora non dimenticatevi di disabili”. C’è questo rischio?
Io spero di no. L’attenzione mediatica a questa Paralimpiade è stata veramente altissima e l’abbiamo sentito dai social media, dai media, ma soprattutto, e penso che sia anche la parte più bella, dalle persone, dall’affetto che tutti gli italiani ci hanno fatto sentire, quelli presenti in piscina e quelli che guardavano le gare da casa. La speranza è che tutto questo non si spenga ma possa continuare e soprattutto che non vengano seguite solo le Paralimpiadi ogni quattro anni ma tutte le gare che facciamo, dai Campionati italiani, ai Campionati europei, ai Campionati mondiali.
Cosa significa per te essere l’ambassador dell’iniziativa Ogni Giorno di P&G?
Essere l’ambassador di Campioni Ogni Giorno è un motivo di grandissimo orgoglio, di immenso onore, perché questo progetto sposa appieno i sogni in questo ambito, rendere lo sport veramente inclusivo e accessibile a tutti. Sono stata la madrina di un progetto che garantirà dei corsi di nuoto gratuiti a bambini con disabilità, ma questo progetto di Procter & Gamble è molto più ampio perché organizza dei raduni nazionali, dona degli ausili per lo sport paralimpico di diverse discipline. Come dico sempre, i bimbi devono iniziare a fare sport non per diventare necessariamente dei campioni, lo potranno diventare se lo vorranno, se lo sentiranno, ma devono iniziare a far sport per stare bene dal punto di vista fisico, dal punto di vista mentale, perché è un modo per fare tantissime amicizie che poi rimarranno per tutta la vita.
Ti dà fastidio che ci siano ancora le Olimpiadi e le Paralimpiadi o saresti più per una grande Olimpiade, una gara dopo l’altra?
Vedere una grande Olimpiade sarebbe una cosa straordinaria, perché non ci sarebbe più nessuna differenza. Mi rendo conto che però dal punto di vista organizzativo sarebbe molto complicato, perché dieci giorni di Olimpiadi e dieci giorni di Paralimpiadi mischiati insieme avrebbero un programma di venti giorni e mantenere una forma fisica e prestativa per venti giorni è quasi impossibile. Quindi dal punto di vista esterno sarebbe veramente bello, però dal punto di vista organizzativo mi rendo conto che sia molto molto difficile.
Progetti a breve termine: andrai in vacanza?
Assolutamente sì, vacanza perché siamo arrivati davvero stravolti e quindi abbiamo bisogno di attaccare la spina alla corrente e far ricaricare tutta la batteria fino al 100%.
Ovviamente vacanza al mare si continua a nuotare? No, nuotare no. Si fa il bagno sì, ma senza nuotare.