6/4/2023

Oasi WWF: cosa sono, a cosa servono e quali risultati stanno ottenendo

Con oasi si intende spesso un’area naturale protetta che ha come scopo la preservazione di un habitat, inteso sia come vegetazione sia come specie animali, e della sua biodiversità. È un luogo destinato al rifugio e alla protezione, motivo per cui in queste zone è assolutamente vietata la caccia e la raccolta di piante protette, salvo rare eccezioni.

A prendersi cura delle oasi sono di solito associazioni ambientaliste, tra cui il WWF, che gestisce 100 Oasi in Italia per un totale di 35 mila ettari di terreno. Le oasi, infatti, nascono più o meno insieme alle associazioni ambientaliste negli anni ’60 e ad oggi sono numerose e sparse su tutto il territorio italiano.

La nascita e la duplice funzione delle Oasi WWF

Negli anni, il WWF è riuscito a creare una rete di aree protette complessa e articolata, la prima in Italia e tra le prime in Europa ad essere gestita da un’associazione privata.

La realizzazione delle Oasi WWF è iniziata circa 50 anni fa e ha portato alla creazione di oltre 100 aree protette, che danno lavoro a più di 150 persone e che attirano ogni anno visitatori, ad oggi più di 500 mila. Le Oasi WWF, infatti, non sono solo aree naturali protette, ms anche luogo di ricerca scientifica, di educazione ambientale per le scuole, di vacanza nel verde: questi spazi hanno assunto tante forme e scopi utili alla preservazione della biodiversità tanto quanto all’educazione ambientale e alla sensibilizzazione.

Oasi WWF: a cosa servono?

Le Oasi WWF hanno diversi scopi:

  • forniscono habitat a molte specie animali e vegetali, aumentando e conservando la biodiversità;
  • proteggono le coste dalle inondazioni contrastandone l’erosione;
  • trattengono le acque alluvionali e tengono stabili i livelli dei bacini idrici anche in periodi di siccità;
  • regolano i nutrienti nel suolo;
  • migliorano la qualità dell’acqua e rendono l’aria più pura, assorbendo gli inquinanti dall’atmosfera;
  • consentono di svolgere attività turistico-ricreative quali uscite didattiche, passeggiate o il birdwatching.

P&G a sostegno delle Oasi WWF

Proprio in nome dei valori e degli obiettivi comuni, P&G, nell’ambito del programma di cittadinanza d’impresa P&G per l’Italia, ha stretto una partnership con il WWF Italia che prevede 4 aree strategiche di internvento: educare le nuove generazioni, promuovere un uso più consapevole dei prodotti, sostenere la formazione dei manager di domani sostenere lo sviluppo di progetti di riqualificazione ambientale, punto che vede come protagonista la campagna ReNature Italy.

Procter&Gamble Italia sostiene dunque il WWF nel più grande progetto di rinaturazione su vasca scala mai avviato in Italia, prevedendo investimenti per la riqualificazione di circa 1 milione di metri quadrati di aree verdi: nello specifico il sostegno prende vita nelle oasi di Vanzago (Milano), Valtrigona (Trento), Macchiagrande (Roma) e Monte Arcosu (Cagliari).

Oasi WWF di Macchiagrande

Oasi WWF di Macchiagrande

Foto di Fabio Converio

Quest’oasi di circa 280 ettari è stata inaugurata nel 1986 e fa parte della Riserva Naturale Statale “Litorale romano”. Nonostante le attività antropiche dei secoli scorsi, l’area ha mantenuto una varietà di ambienti naturali, caratteristici quanto fondamentali per la conservazione della flora e fauna come dune, macchia mediterranea retrodunale, lecceta, bosco igrofilo, pineta e prati. Si tratta di un habitat originariamente molto diffuso lungo le coste del Lazio, ma oggi sempre più raro.

In contrasto a questo paesaggio naturale, vi sono due pinete di origine artificiale che rivestono, tuttavia, un ruolo predominante per la biodiversità dell’Oasi, così come lo stagno costiero, nato dalla creazione del canale collettore delle acque basse durante la bonifica. L’ambiente che si è venuto a creare rispecchia gli ambienti che caratterizzavano le zone umide del Lazio prima della bonifica.

Oasi di Monte Arcosu

Oasi di Monte Arcosu

Foto di A. Loddo

La Riserva si trova nel complesso forestale Monte Arcosu - Piscinamanna, che costituisce la foresta di macchia mediterranea più estesa dell’intero bacino del Mediterraneo. Si tratta di circa 3.500 ettari di boschi che ospitano importanti specie della flora e della fauna sarda.

Il territorio presenta una morfologia piuttosto accidentata, caratterizzata da lunghe e scoscese valli nelle quali, durante il periodo invernale e primaverile, scorrono impetuosi torrenti la cui portata si riduce drasticamente nel corso dell’estate. I maggiori rilievi superano i mille metri d’altezza e si distinguono per una morfologia profondamente differente a causa della diversa componente geologica.

Oasi WWF di Valtrigona

Oasi WWF di Valtrigona

Foto di Walter Tomio

Inaugurata nel 1997, Valtrigona è la prima Oasi WWF con caratteristiche alpine. Malga Valtrigona ospita il Centro Visitatori dell’Oasi e le strutture di appoggio logistico per il personale che collabora nella gestione dell’Oasi, mentre Malga Agnelezza serve come appoggio per il pastore che nella stagione estiva conduce gli animali in alpeggio. Nello stesso edificio si trova un piccolo bivacco, dedicato a Roberto Spagolla, sempre aperto, che offre possibilità di scaldarsi e ripararsi in caso di necessità. L’altitudine dell’Oasi va dai 1.600 metri ai 2.234 metri.

Tale dislivello di circa 600 metri consente una buona varietà della vegetazione. Dalla foresta di conifere alla pecceta montana, con presenza di larice e degli ultimi esemplari di faggio e abete bianco, fino alla foresta di tipo subalpino, dove le specie prevalenti sono il larice ed il pino cembro. Nelle zone aperte e nei canaloni delle valanghe, invece, si inseriscono specie arbustive.

Oasi Bosco di Vanzago

Oasi Bosco di Vanzago

Il “Bosco WWF di Vanzago” è stato classificato come un sito significativo per la presenza di habitat forestali e di habitat di tipo idroigrofilo di interesse comunitario.

Nella riserva regionale si distinguono le seguenti tipologie vegetazionali: vegetazione acquatica ad idrofite sommerse e galleggianti, vegetazione ripariale ed alofite, boscaglie igrofile, boschi mesofili di latifoglie decidue, prati stabili e coltivi in rotazione.

I risultati delle Oasi WWF sostenute da P&G

L’impatto dell’azione congiunta di WWF e P&G è visibile, non solo negli spazi verdi ripristinati, ma anche e per la prima volta in assoluto in Italia, quantificabile in numeri. Infatti, in occasione delle Giornate delle Oasi, WWF ha presentato i risultati della prima misurazione dei servizi ecosistemici delle Oasi derivati dai primi mesi di azione di ReNature Italy, che dimostra il successo di questi interventi.

Per valutare scientificamente il valore generato da alcune delle principali tra le 100 Oasi in Italia, il WWF si è affidato agli esperti di Etifor, spin off dell’Università di Padova specializzato nella quantificazione dei servizi ecosistemici secondo standard all’avanguardia.

In particolare, sono stati misurati dati relativi a cinque servizi ecosistemici:

  • il sequestro e mantenimento del carbonio, essenziale per contrastare la crisi climatica in atto;
  • la conservazione della biodiversità;
  • il ripristino delle caratteristiche di naturalità delle foreste;
  • il mantenimento della qualità dell’acqua;
  • il mantenimento di aree importanti per i loro valori ricreativi e di turismo.

I risultati delle prime 3 oasi WWF analizzate

Nelle tre Oasi fin qui analizzate, Valtrigona (Trento), Macchiagrande (Roma) e Monte Arcosu (Cagliari), i risultati preliminari sono più che incoraggianti: innanzitutto per la conservazione di specie chiave per gli ecosistemi forestali, quali il lupo o il cervo sardo, che nell’Oasi di Monte Arcosu, per esempio, è presente con ben 1.280 individui stimati nel 2019, in aumento del 46% dagli 875 stimati nel 2000, nei ben 3.600 ettari di habitat idoneo alla specie.

La quantificazione dello stoccaggio di carbonio, basata su una combinazione di metodi di campo e dati satellitari per calcolare la biomassa legnosa, nei circa 4.500 ettari valutati è risultata di oltre 166 mila tonnellate di carbonio, equivalente ad oltre 600 mila tonnellate di anidride carbonica (CO2) equivalente stoccata, con punte di quasi 300 tonnellate per ettaro. Il valore complessivo corrisponde alle emissioni medie annue di anidride carbonica prodotta in un anno da circa 120.000 italiani.

Ma ecosistemi in salute contribuiscono anche alla disponibilità di acqua dolce di qualità, garantendo presenza di sali minerali ma contenendo naturalmente quella di patogeni ed inquinanti, come confermato ad esempio dalle analisi condotte nelle sorgenti presenti all’interno dell’Oasi Dynamo (Oasi affiliata WWF, gestita dall’omonima azienda agricola promossa da Fondazione Dynamo, che ha scelto di partecipare al fianco di WWF in questo percorso di valutazione).

Infine, le Oasi rappresentano una destinazione unica in cui le persone possono recuperare un contatto diretto con la natura, abbassare i propri livelli di stress e scoprire, grazie agli esperti WWF, l’importanza della conservazione della biodiversità. Nelle sole tre Oasi analizzate, negli ultimi 3 anni sono stati in media oltre 40.000 i visitatori che hanno potuto fruire di questi valori.

«Questi primi monitoraggi di Etifor hanno misurato e dimostrato per la prima volta il successo degli interventi a tutela delle nostre Oasi. Molti altri quelli che realizzeremo grazie alla collaborazione con Procter & Gamble per continuare nell’opera di rigenerazione della campagna ReNature Italy con cui vogliamo contribuire al raggiungimento, entro il 2030, del 30% di superficie terrestre e marina efficacemente protetta e al restauro degli habitat degradati nel nostro Paese» spiega Benedetta Flammini, Direttore Marketing e Comunicazione di WWF Italia.

L’Oasi Bosco di Vanzago come esempio virtuoso

Un altro esempio del contributo apportato dalle Oasi WWF è l’Oasi Bosco di Vanzago, una Riserva Naturale nella campagna fortemente antropizzata a pochi passi da Milano. Qui, grazie ad interventi di rinaturazione, sono state create nuove zone umide di importanza europea (habitat 3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition) che ospitano decine di specie animali e vegetali, alcune delle quali rarissime come la Marsilea quadrifolia.

La messa a dimora di nuovi alberi ha consentito l’aumento della superficie forestale, andando a rafforzare habitat tipici della Pianura Padana, quali i Querceti di farnia o rovere subatlantici, e dell'Europa Centrale del Carpinion betuli (habitat 9160), che ospitano un importante nucleo di caprioli, simbolo dell’Oasi. Interventi per ricreare siepi e filari hanno, invece, aumentato la biodiversità degli ecosistemi agricoli e vacche autoctone mantengono aperti importanti habitat prativi.

Nel mentre, l’istituzione di un centro di recupero per la fauna selvatica (CRAS) consente di accogliere e recuperare ogni anno oltre 4.000 esemplari di fauna autoctona, molti dei quali appartenenti a specie protette, di cui più della metà nel 2021 è stata in grado di tornare in natura.